LA SICILIA E I POPOLI DEL MARE DELLE FONTI EGIZIE – ANDREA DI LENARDO

LA SICILIA E I POPOLI DEL MARE DELLE FONTI EGIZIE

 

Note sulla vocalizzazione degli etnonimi dei Popoli del Mare citati

 

Dnyn. Può essere messo in relazione con l’etnonimo accadico Danuna, il che porterebbe a vocalizzare l’egizio in Danyna.

Kwš. Può essere messo in relazione con l’etnonimo ittita Aḫḫiyawa, il che porterebbe a vocalizzare l’egizio in Akiyawaš.

Plst. Può essere messo in relazione con l’etnonimo ebraico פְלִשְׁתִּים (Felištīm), il che porterebbe a vocalizzare l’egizio in Pelist.

Šklwš. Può essere messo in relazione con l’etnonimo ugaritico Šikalayū, il che porterebbe a vocalizzare l’egizio in Šikalaywš.

Šrdn (sing.), Šrdnw (plur.). Può essere messo in relazione con l’etnonimo ugaritico Šerdana, il che porterebbe a vocalizzare l’egizio in Šerdana.

Ṯkr. Può essere messo in relazione con l’etnonimo greco Τεῦκροι (Teỹkroi), il che porterebbe a vocalizzare l’egizio in Ṯewkr[1].

 

In due miei libri Le guerre nascoste dalla Bibbia[2] e Shardana e Shakalasa[3] (scritto con l’amico saggista e studioso dei Popoli del Mare Leonardo Melis), ho sostenuto che la tribù ebraica di Issacar sia da identificare con il Popolo del Mare dei Šikalaywš e che questi siano, a loro volta i Siculi. Quanto segue si trae dal secondo di questi miei studi, disponibile da giugno (2018). Diversi sono gli elementi a sostegno di un quanto: indizi e prove di tipo scientifico, archeologico, linguistico, storiografico e mitologico. Si può per es. affermare, in basi ai dati archeogenetici (come si legge in uno studio a cui ci si rifà), che i maiali del Vicino Oriente siano stati importati in Sicilia e Sardegna intorno al 1300 a.C. Alcune ceramiche nuragiche, provenienti anche dalla Sicilia (cultura di Castelluccio), giungono da luoghi lungo le rotte del Mediterraneo orientale (per es. Creta). Possiamo quindi ipotizzare che la presenza di aplotipi vicino-orientali nelle due isole italiane maggiori sia connessa alla colonizzazione, da parte del Popolo del Mare del Šikalaywš, della Sicilia, precedentemente abitata dai Sicani. Gli stessi vettori possono avere in seguito disperso intenzionalmente gli aplotipi europei nel Vicino Oriente. In effetti si ebbe un massiccio turnover nella popolazione dei suini domestici avvenne nel Vicino Oriente attorno al 900 a.C., quando i maiali europei divennero predominati nel Levante meridionale, in Anatolia e in Romania.

Da un punto di vista ora archeologico anziché archeogenetico, si segnala il ritrovamento, a Monte Dessueri (Sr) in Sicilia, di anfore identiche a quelle della necropoli di Hazor, presso Giaffa (XI sec. a.C.)[4].

Dionigi di Alicarnasso riporta la datazione fissata da Filisto (cfr. פְלִשְׁתִּים, Felištīm, Filistei) circa l’invasione della Trinacria da parte dei Siculi, e la colloca ventiquattro anni prima della Guerra di Troia[5], più o meno contemporanea al conflitto tra il faraone Merenptah e i Popoli del mare.

Il Popolo del Mare dei Pelist, chiamati Filistei nella Bibbia, è associato, nelle Sacre Scritture ebraiche, alla figura del gigante, Golia. Analogo accostamento si trova anche in Sicilia, dove si credeva che i giganteschi titani ruggissero ai piedi dell’Etna[6]. A ciò si aggiungano i ciclopi in Sicilia secondo Omero, nell’Odissea[7]. Così viene infatti descritto il gigantesco ciclope Polifemo nell’Odissea:

 

ἔνθα δ’ ἀνὴρ ἐνίαυε πελώριος, ὅς ῥα τὰ μῆλα

οἶος ποιμαίνεσκεν ἀπόπροθεν: οὐδὲ μετ’ ἄλλους

πωλεῖτ’, ἀλλ’ ἀπάνευθεν ἐὼν ἀθεμίστια ᾔδη.

καὶ γὰρ θαῦμ’ ἐτέτυκτο πελώριον, οὐδὲ ἐῴκει

ἀνδρί γε σιτοφάγῳ, ἀλλὰ ῥίῳ ὑλήεντι

ὑψηλῶν ὀρέων, ὅ τε φαίνεται οἶον ἀπ’ ἄλλων[8].

 

Così si possono rendere in italiano i divini versi, seguendo la traduzione di R. Calzecchi Onesti:

 

Qui un uomo aveva tana, un mostro,

Che greggi pasceva, solo, in disparte,

E con gli altri non si mischiava,

Ma solo viveva, aveva animo ingiusto.

Era un mostro gigante; e non somigliava

A un uomo mangiator di pane, ma a picco selvoso

D’eccelsi monti, che appare isolato dagli altri[9].

 

Altrove[10] ho identificato gli Achei con il Popolo del Mare degli Akiyawaš, e i Danai con il Popolo del Mare dei Danyna. Odisseo, o Ulisse che dir si voglia, era un acheo che raggiunse la Sicilia, l’isola dei ciclopi, delle vacche del dio del Sole[11], l’isola cantata da Omero, da Publio Virgilio Marone e da Claudiano[12], l’isola di Scilla e Cariddi, come ricorda il poeta e come ricorda ancora Gaston Vuillier nella sua Escursione alle Eolie: 

Incidis in Scyllam, cupiens vitare Charybdim[13]. 

Alcuni studiosi, tra cui Nancy K. Sandars[14] e Yigael Yadin, hanno ritenuto plausibile un collegamento tra la confederazione dei Popoli del Mare e quella delle dodici tribù d’Israele e, in particolare, tra Šikalaywš e tribù di Issacar. Dei Šikalaywš scrive l’egittologo dott. Giancarlo Lacerenza:

Ancora gli Sheklesh [Šikalaywš, N.d.A.] (menzionati come Shikalayu) «che vivono sulle navi» appaiono alla vigilia della  distruzione di Ugarit, nella corrispondenza con inascoltate richieste di aiuto dall’ultimo sovrano della città, Hammurapi[15].

 

Il capostipite della tribù porta il nome di “Yiśśākār” (יִשָּׂשׁכָר, iš-sakar), che può essere tradotto come “colui che è acquistato”[16], nel senso secondo me di mercenari. Infatti i Popoli del Mare erano spesso mercenari, come i Šerdana per Ramesse II. Nell’occorrenza egizia “Šikalaywš” e in quella ebraica “Yiśśākār” verrebbe dunque individuata una concordanza di significato a partire dalla stessa radice, šekel. Il siclo era un’antica unità di peso diffusa in tutta l’area mediorientale, utilizzata negli scambi commerciali per identificare il valore dei compensi e delle monete. Ancora oggi la valuta corrente dello Stato d’Israele, lo šekel, conserva questa radice.

Nella Bibbia gli Issacariti vengono descritti come predoni del mare, esattamente come erano gli Šikalaywš nello stesso tempo, nella stessa zona:

Gioisci, Zàbulon, ogni volta che parti, e tu, Issacar, nelle tue tende! Chiamano i popoli sulla montagna, dove          offrono sacrifici legittimi,perché succhiano le ricchezze dei mari e i tesori nascosti  nella sabbia[17].

Se questo Popolo del Mare invase poi la Sicilia scacciandone i precedenti abitanti, i Sicani, come pare, si spiegherebbe perché Ibleam fosse un termine largamente attestato nella Sicilia pre-greca, dato che Ibleam, oggi Khirbet Belama, era una delle città di Issacar nel Libro di Giosuè.

Ibleam ricorda peraltro il nome eblaita Iblum, che, al pari di altri nomi rinvenuti nelle tavolette di Ebla, quali Abramu, Israilu, Agar, Ismailu, è stato messo in relazione con il corrispondente biblico, nell’ordine, Eber, Abramo, Israele, Agar e Ismaele. Addirittura ivi le variante eblaite di Agar e di Ismaele (di lei figlio nella Genesi) si trovano nello stesso testo.

A indizio di elementi egizi in Sicilia, si riportano le parole che l’autore romano Apuleio fa pronunziare alla dea egizia Iside:

 […] mi chiamano […] i trilingui Siculi, Proserpina; […]. Magli Etiopi, che sono illuminati dai primi raggi del dio Sole al suo nascer ogni giorno, assieme agli Africani e agli Egizi, che eccellono su tutti poiché possiedono la dottrina originaria, mi onorano con riti miei propri e mi danno il mio vero nome di Iside Regina[18].

Lo storiografo greco Tucidide attesta l’invasione dei Siculi. È logico pensare che venissero, per nave, dall’Oriente dato che si instaurarono nella Sicilia orientale. Tucidide scrive:

Una tradizione verosimile dice che, aspettato il momento buono, passarono su zattere mentre il vento spirava da terra, ma questa non sarà forse stata proprio l’unica loro maniera di approdo. Esistono ancor oggi in Italia dei Siculi; anzi la regione fu così chiamata, “Italia”, da Italo, uno dei Siculi che aveva questo nome. Giunti in Sicilia con numeroso esercito e vinti in battaglia i Sicani, li scacciarono verso la parte meridionale ed occidentale dell’Isola. E da essi il nome di Sicania si mutò in quello di Sicilia. Passato lo stretto, tennero e occuparono la parte migliore del paese, per circa trecento anni fino alla venuta degli Elleni in Sicilia; e ancor oggi occupano la regione centrale e settentrionale dell’isola[19].

I Greci, o gli Elleni come li chiama qui Tucidide, arrivarono in Sicilia nel periodo delle colonizzazioni greche alla fine del cosiddetto Medioevo Ellenico (1200-800 a.C. ca.). Se i Siculi vi giunsero trecento anni prima significa che arrivarono in Trinacria circa all’inizio di predetto Medioevo, vale a dire alla fine della Civiltà Micenea e delle scorribande dei Popoli del Mare nel Mediterraneo, proprio quando, infatti, gli Šikalaywš scompaiono dalle fonti del Mediterraneo meridionale e orientale.

Ritengo che l’immagine stereotipata e convenzionale degli Israeliti come poveri pastori nomadi vada riveduta, anche – oltre a quanto sopraddetto – in relazione alla scoperta di Ebla, che ha gettato nuova luce sulla cultura urbana dell’antica Siria. Il nomadismo non si affermò che secoli dopo ai fatti trattati, così come la domesticazione del cammello. Per questi secoli del II millennio a.C. si può al massimo parlare del fenomeno detto del semi-nomadismo, molto diverso dal nomadismo dell’immaginario collettivo.

Forse degli Šikalaywš si parla, oltre che nei testi egizi, anche negli annali del re assiro Tigalt-Pileser III (VIII sec. a.C.). Si tratta di una raccolta di incisioni in lingua accadica su pietre provenienti dal Palazzo Reale di Kalhu (Nimrud, nell’attuale Iraq). L’Annale 13[20] racconta il saccheggio di alcune città ad opera del governatore assiro di Nai’ri e la contestuale cattura di Šiqilâ, «comandante di una fortezza». È dibattuto se si tratti di un riferimento a un Šikalaywš .

Gli Egizi chiamavano gli Ebrei o Israeliti Aperw (Habiru in accadico), termine che significa – come scrive l’amico saggista e studioso di egittologia Marco Rocchi in un interessantissimo articolo, dal titolo Schivitù in Egitto, la città perduta di sir W. Petrie. Un grande ritrovamento, finito nel dimenticatoio, che uscirà sul numero di agosto (2018) rivista «Fenix», diretta da Adriano Forgione – “marinai” mentre il singolare aper, di cui Aperw è il plurale maschile, indica anche l’atto di equipaggiare una nave[21]. Questo a mio avviso è un altro elemento che lega gli Israeliti, in questo caso Issacar, ai Popoli del Mare.

Secondo Lawrence Stager, archeologo statunitense della Oxford University, gli Šikalaywš vivevano nella città israelitica di Dor, su cui regnò per un certo periodo Yabin, re di Hazor, presso Giaffa[22]. Ricordo, come già detto, che proprio nella necropoli di Hazor furono rinvenute anfore di XI sec. a.C. identiche a quelle ritrovate a Monte Dessueri (Sr) in Sicilia[23].

Molti toponimi siciliani infine presentano la desinenza ittita “-usa”, tipica dei toponimi anatolici, come Ḫattusa, Wilusa e Troiusa: penso a toponimi siciliani come Linosa  (Ag) (da “-usa” a “-osa”?), Lampedusa (Ag), Aliminusa (Pa), Raddusa (Ct), Ragusa (Rg), Ravanusa (Ag), Siracusa (Sr), Tusa (Me). In provincia di Agrigento c’è addirittura un paese di nome Menfi, nei pressi di un antico insediamento minoico, omonimo della città egizia, nonché uno di nome Troina (Enna), che ci rimanda alla ittita Trousa, la Troia di Omero. A ciò si aggiungano altri toponimi antichi e moderni come le varie Ibla e i monti Iblei, connessi con toponimi israelitici-issacariti e anatolici, di cui si parlerà però in un prossimo articolo.

Andrea Di Lenardo

Bibliografia essenziale

 

Apuleio, L’asino d’oro.

Enciclopedia Treccani, alla voce “Issachar”, www.treccani.it/enciclopedia/issachar_(Enciclopedia-Italiana).

 Tucidide, Storie.

Baccarini E., Di Lenardo A. 2018, Dall’India alla Bibbia. Remoti contatti tra India e Vicino Oriente antico, Firenze, Enigma.

C.E.I. 2008 (2009) (a cura di), La Sacra Bibbia, vol. I, Milano, Mondadori.

De Angelis A., Di Lenardo A. 2017 (2016), Exodus. Dagli Hyksos a Mosè: analisi storica sull’Esodo biblico, Tivoli (Rm), Altera Veritas.

Di Lenardo A. 2016, Israeliti e Hyksos. Ipotesi sul II Periodo Intermedio e la sua cronologia, Patti (Me), Kimerik.

Di Lenardo A. 2017, Le guerre nascoste dalla Bibbia. La confederazione dei Nove Archi, Messina, Eterne Verità.

Di Lenardo A. 2018, Gli Egizi come pronunciavano i nomi?, in «Anubi Magazine», www.anubi.org/?p=417.

Di Lenardo A., Melis L. 2018, Shardane e Shakalasa. I Popoli del Mare, Messina, Eterne Verità.

Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane.

Lacerenza G.C. 2012, I Popoli del Mare e il collasso dell’Oriente mediterraneo, in Milano 2012.

Libro del Deuteronomio, in C.E.I. 2009 (2008), vol. I.

Libro della Genesi, in C.E.I. 2009 (2008), vol. I.

Melis L. 2009 (2002), Shardana. I popoli del mare, Mogoro (Or), P.T.M.

Milano L. 2012, Il Vicino Oriente antico dalle origini ad Alessandro Magno, Encyclomedia Publishers.

Omero, Odissea.

Rocchi M. 2018, Schiavitù in Egitto, la città perduta di sir. W. Petrie. Un grande ritrovamento, finito nel dimenticatoio, in «Fenix», agosto.

Sandars N.K. 1978, The Sea Peoples, Londra, Thames and Hudson.

Vuillier G. 1989, Escursione alle Eolie. Impressioni del presente e del passato, Marina di Patti (Me), Pungitopo.

www.oracc.museum.upenn.edu/rinap/rinap1/corpus.

[1] DI LENARDO 2018.

[2] DI LENARDO 2017.

[3] DI LENARDO, MELIS 2018.

[4] MELIS 2009 (2002), pp. 16, 17.

[5] DIONIGI, I, 22.

[6] VUILLIER 1989, p. 11.

[7] OMERO, IX, 187-192.

[8] Ivi, IX, 187-192.

[9] Ivi, IX, 187-192.

[10] DI LENARDO 2017.

[11] Ivi.

[12] VELLIER 1989, p. 11.

[13] Ivi, p. 13.

[14] SANDARS 1978.

[15] LACERENZA 2012, p. 254.

[16] Enciclopedia Treccani, alla voce “Issachar”.

[17] Dt. XXXIII, 18-19.

[18] Apuleio, XI, 5.

[19] Tucidide, IV, 2.

[20] www.oracc.museum.upenn.edu/rinap/rinap1/corpus.

[21] ROCCHI 2018.

[22] Gs. XI, 1-2.

[23] MELIS 2009 (2002), pp. 16, 17.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *