HYKSOS E MITTANI – Andrea Di Lenardo

HYKSOS E MITTANI

Andrea Di Lenardo

 

Nel nord della Mesopotamia si trovava il regno di Mittani o Mitanni, chiamato dagli Ittiti KUR URUMi-ta-an-ni, dai Mittani Mi-it-ta-ni, dagli Assiri Ḫa-ni-gal-bat e dagli Egizi Naharina. Esteso, al culmine della sua ampiezza, dai monti Zagros al lago di Van e ai confini con l’Assiria, era abitato da Ḫurriti, chiamati Ḫorim nella Bibbia, a capo dei quali vi era la casta dei Mittani.

L’impero Mittani raggiunse il massimo splendore tra il 1450 a.C. e il 1350 a.C., durante la fase terminale dell’età del Bronzo. La sua capitale fu Waššukanni, identificata oggi con Tell Fekheriye. La sconfitta per parte dell’esercito ittita, guidato dal re Šuppiluliuma I e da suo figlio Piyašili, reggente di Karkemiš, segnò la fine dell’impero di Mittani anche se, come regno, Ḫa-ni-gal-bat sopravvisse ancora per un certo tempo.

Si ritiene che le tribù guerriere dei Mittani e i loro Stati cantonali siano stati unificati sotto un’unica dinastia dopo il crollo di Babilonia dovuto al saccheggio degli Ittiti di Muršili I nel 1595 a.C. ed alla successiva invasione dei Cassiti nella Mesopotamia inferiore. La conquista ittita di Aleppo (Yamkhad), la crisi del regno medio-assiro e le lotte interne nel regno ittita crearono un vuoto di potere nella Mesopotamia superiore che permise la formazione del regno di Mittani.

Il secondo re, Barattarna espanse il regno a ovest fino ad Aleppo e rese suo vassallo Idrimi di Alalakh. Lo stato di Kizzuwatna, a ovest, divenne anch’esso alleato di Mittani mentre Arrappa e l’Assiria, ad est, divennero stati vassalli di Mittani intorno alla metà del XV secolo a.C. Da questo momento in poi il re dei Mittani, nelle corrispondenze diplomatiche, definirà se stesso come “gran re”, esattamente come erano definiti solo il re di Babilonia e il faraone d’Egitto. Questo scenario di tre superpotenze (Egitto, Babilonia e Mittani, poi sostituiti dagli Ittiti) sarà per secoli importante per l’equilibrio politico del Vicino Oriente. Nelle corrispondenze diplomatiche i tre grandi re si chiamavano fratelli tra loro e a ogni successione dinastica il nuovo re dei Mittani doveva ottenere l’approvazione degli altri due grandi re prima di poter considerare sicuro il suo insediamento. Il regno si rafforzò durante il regno di Šauštatar, anche se la pressione ittita sugli altopiani dell’Anatolia iniziò a farsi preoccupante. Il regno di Kizzuwatna a occidente e Išuwa a nord, importanti alleati degli Ittiti, esercitarono una pressione sempre più forte sul regno dei Mittani.

Dopo alcuni scontri con i sovrani egizi della XVIII dinastia per il controllo della Siria, il regno di Mittani cercò la pace con l’Egitto e fu stretta un’alleanza. Durante il regno di Šuttarna II di Mittani, agli inizi del XIV secolo a.C., mentre il regno di Mittani era all’apice della sua potenza, le relazioni con l’Egitto erano amichevoli, e il re mandò sua figlia Gilu-Ḫepa in Egitto per darla in sposa al faraone Nebmaatra Amenhotep III, padre del celebre Amenhotep IV, che cambiò il proprio nome in Waenra Akhenaton[1].

Secondo diversi studiosi, tra cui Antonio Crasto, anche Mwtemwiya (moglie del faraone della XVIII dinastia Thutmose IV, padre di Amenhotep III), Yuya (padre di Tiy, gran sposa reale di Amenhotep III), Tuya (madre di Tiy), Tiy, Ay (vizir di Akhenaton e del celeberrimo figlio di quest’utlimo Tutankhaton, che mutò nome in Tutankhamon, nonché faraone egli stesso, Ay, per quattro anni alla morte di Tutankhamon, e, secondo la maggior parte degli egittologi, figlio di Ay), Nefertiti (gran sposa reale di Akhenaton e forse figlia di Ay), Smenkhkara (predecessore di Tutankhamon e, secondo A. Crasto, figlio proprio una delle mogli Mittaniche – esse furono infatti due, come si sta per vedere – di Amenhotep III) e Nefertari (sposa del faraone Ramesse II della XIX dinastia e forse discendente di Ay).

Alla morte di Šuttarna II, lo stato fu dilaniato dalle lotte tra i vari pretendenti al trono. Alla fine prevalse Tušratta, figlio di Šuttarna, ma il regno Mittani si era molto indebolito e di ciò approfittarono gli Ittiti, che aumentarono la loro pressione sui confini. Anche le relazioni diplomatiche con l’Egitto si erano nel frattempo raffreddate, nonostante Tušratta, come già il suo predecessore, avesse inviato una sua figlia, Tadu-Ḫepa come sposa ad Amenhotep III. Anche gli Assiri approfittarono di questo periodo di crisi dinastica e istituzionale per liberarsi del giogo di Mittani. Il re ittita Šuppiluliuma I invase gli stati vassalli di Mittani nel nord della Siria e rimpiazzò i loro governanti con altri a lui fedeli.

Nella capitale Mittanica scoppiò una nuova lotta per il potere. Ittiti e Assiri sostennero diversi pretendenti al trono. Infine, un esercito ittita conquistò la città e mise sul trono Šattiwaza, figlio di Tušratta, come vassallo. Alla fine del XIV secolo a.C., il regno si era ormai ridotto alla sola valle del fiume Khabur. Gli Assiri, che non avevano abbandonato le loro pretese sul regno del Mittani, nel XIII secolo a.C. lo invasero e lo incorporarono nel proprio regno con il nome di Ḫa-ni-gal-bat, come divenne noto in seguito.

Alcuni secoli dopo la caduta di Wašukanni e l’asservimento all’Assiria, la regione risulta essere quasi del tutto integrata e la lingua ḫurrita scompare dall’impero assiro. Un dialetto strettamente legato all’ḫurritico sopravvive però nel nuovo stato di Urartu, Ararat in ebraico, costituitosi nelle zone montagnose del nord della Mesopotamia. Nelle iscrizioni di Adad-Nirari II, Assurbanipal II e Salmanassar III, Hanilgalbat è ancora usato come termine geografico.

L’incertezza dunque avvolge tutta la storia dell’impero dei Mittani. Segue la lista di sovrani che segue, compilata seguendo la cronologia media.

 

Sovrani di Mittani

  • Kirta, fondatore del regno dei Mittani.
  • Šuttarna I (1530-1510), figlio di Kirta.
  • Barattarna I (1510-1480), figlio di Kirta, riuscì a conquistare Aleppo.
  • Šaušatar I (1480-1460).
  • Parsatatar (1460-1440), combatte la battaglia di Megiddo (1457 a.C.) con gli alleati siriani guidati dal re di Qadeš contro il faraone Thutmose III della XVIII dinastia.
  • Šaušatar II (1440-1415), raggiunge l’apogeo politico con la conquista di Aššur e il controllo di Ugarit.
  • Barattarna II (1415-1400), scontri contro l’Egitto.
  • Artatama I (1400-1375), stipula un trattato egizio-Mittanico in cui stabilisce le rispettive sfere d’influenza.
  • Šuttarna II (1375-1357), invia sua figlia in sposa ad Amenhotep III e il simulacro della dea Ištar a Ninive.
  • Artašumara (1357-1354), regno breve a causa del suo assassinio.
  • Tušratta (1354-1340), disfacimento dell’impero conquistato da Šuppiluliuma I, poi assassinato dal figlio.
  • Artatama II (1350-1335), usurpatore sostenuto da Šuppiluliuma I, poi dagli Assiri.
  • Šattiwaza (1340-1310), appoggiato dagli Ittiti, vince, ma viene reso vassallo.
  • Šattuara I, catturato da Adad-Nirari I (o Addu-Nirari I) e mantenuto come vassallo.
  • Wasašatta, conquistato da Addu-Nirari I insieme alla capitale Taidi.
  • Šattuara II, ultimo re conosciuto, conquistato da Salmanassar I.

 

Studiosi curdi ritengono che uno dei loro clan, quello dei Mattini che vivono nella regione geografica detta un tempo Ḫa-ni-gal-bat, conservi il nome dei Mittani.

Quando conquistavano dei popoli, i Mittani li dividevano a seconda della cultura di appartenenza e il loro re, e li rendevano vassalli. Lo stato Mittanico era dotato di grandi funzionari, i ḫalsuḫlu che, secondo alcuni, si occupavano della giustizia. Il governo dei Mittani era di tipo c.d. “feudale” e il loro esercito possedeva armi in ferro e combatteva su carri da guerra, come gli Hyksos, di cui si tratterà in seguito.

I Mittani lasciano un’ampia testimonianza delle loro divinità, lasciando templi ed anche testi religiosi (anche se gran parte della letteratura Mittanica è andata perduta). La principale divinità era Tešub o Tešup, attestato anche presso gli Hyksos. L’influenza mesopotamica sulla religione Mittani si è fatta molto sentire[2].

Io ritengo, come si è cercato di dimostrare, che i Mittani fossero Indiani in Mesopotamia. L’aristocrazia di Mittani portava infatti nomi sanscriti. Alcuni studiosi hanno provato a equiparare le divinità venerate dai Mittani con divinità vediche, e hanno identificato i nomi usati dall’aristocrazia come eponimi sanscriti.

Il trattato tra il sovrano ittita Šuppiluliuma I e il re di Mittani Šattiwaza, dove vengono invocate le divinità vediche Mitra, Varuna, Indra, Nasatya e Asvins, attesta infatti significative influenze religiose nel II millennio a.C. tra Vicino Oriente e India. Dello stesso tenore sono le  interpretazioni sanscrite dei nomi dei sovrani di Mittani, che rendono Šuttarna come sutarna (“buon Sole”), Barattarna come paratarna (“grande Sole”), Parsatatar come parašukšatra (“governatore con l’ascia”), Šauštatar come saukšatra (“figlio di Sukšatra, il buon governatore”), Artatama come “giustissimo” (artatama in sanscrito), Tušratta come dašaratha (“possessore di dieci carri”) e, infine, Mattivaza come mativaja (“la cui ricchezza è la preghiera”). A questi si somma un gran numero di altri nomi somiglianti al sanscrito scoperti in documenti nell’area di Mittani. Ricapitolando, i seguenti re di Mittani avevano nomi sanscriti:

  • Šuttarna I (1530-1510)
  • Barattarna I (1510-1480)
  • Šaušatar I (1480-1460).
  • Parsatatar (1460-1440).
  • Šaušatar II (1440-1415).
  • Barattarna II (1415-1400).
  • Artatama I (1400-1375).
  • Šuttarna II (1375-1357).
  • Tušratta (1354-1340).
  • Artatama II (1350-1335).

Un trattato sull’allevamento dei cavalli scritto da Kikkuli il ḫurrita, in lingua ittita, contiene termini correlabili al sanscrito come aika (eka, “uno”), tera (tri, “tre”), panza (pancha, “cinque”), satta (sapta, “sette”), na (nava, “nove”), vartana (vartana, “rotondo”, “zero”). Un altro testo presenta i termini babru (babhru, “bruno”), parita (palita, “grigio”) e pinkara (pingala, “rosso”). La festività principale del Mittani, la celebrazione del solstizio, višuva, era comune all’antica India, e i guerrieri Mittanici erano chiamati marya, termine molto vicino a quello usato per un gruppo di guerrieri indiani.

Inoltre in base ad affinità linguistiche il nome Šauštatar è stato messo in relazione con il cimmero (indoeuropeo come il sanscrito) Sandaksatra, da confrontare con il sanscrito saukšatra, “figlio di Sukšatra, il buon governatore”. Una variante simile di significato è “il gran re (di nome) Tar” o “il re dei re Tar”, da šauša, “il gran re” o “il re dei re”, come nel persiano ša-in-ša, “il re dei re”, l’imperatore[3]. I Cimmeri erano uninsieme di tribù, affini agli Iranici delle steppe, che devastarono Anatolia e Vicino Oriente dalla metà dell’VIII al VII secolo a.C., e che infine furono sconfitti dagli Assiri. Vengono citati nelle cronache tardo-assire con il nome di Gimirrai.

Il dott. Flavio Barbiero ritiene che i Mittani fossero di origine indiana-iranica[4]. Le città di Ḫarran e di Naḫor, in cui vissero Abramo e la sua famiglia, come afferma la Bibbia e come si evince anche dall’onomastica di tale famiglia (due Naḫor e un Ḫaran, cfr. Ḫarran), appartenevano al territorio di Mittani[5]. Abramo era figlio di Tare, che è praticamente uguale (l’ebraico fu vocalizzato solo alcuni secoli prima di Cristo) al nome Mittani Tar, portato da un re, Šaušatar (o Šauštatar), cioè il gran re Tar[6]. Allo stesso modo Abramo, figlio di Tare, viene chiamato gran principe dai principi ittiti nella Genesi[7]. Il nome Abramo, inoltre, secondo il dott. F. Barbiero, significa “figlio di re”[8], e sua moglie, nonché sorellastra con stesso padre e madre diversa, si chiamava Sara, che in ebraico significa “principessa”[9].

Come hanno osservato Werner Keller[10] e il dott. F. Barbiero[11], secondo il quale i Patriarchi biblici erano Mittani, i documenti scoperti nell’archivio di Nuzi, città Mittanica, rivelano una straordinaria consonanza con le usanze dei patriarchi contenute nei testi biblici. Per es., nel Libro della Genesi, Abramo si lamenta che morirà senza figli e un certo Eliezer sarà suo erede[12]. Dalle tavole di Nuzi risulta che era usanza per una coppia senza prole adottasse un figlio, che sarebbe entrato in possesso dell’eredità. Ciò poteva essere revocato se si fosse presentato un erede di sangue[13]. Se un matrimonio era senza discendenza, la donna doveva procurare all’uomo un’altra moglie, proprio come fecero Sara, moglie di Abramo, e Rachele e Lia, mogli di Giacobbe-Israele, figlio di Isacco, figlio di Abramo[14]. Rachele portò via i terafim di suo padre Labano[15], che mosse cielo e terra per riaverli. Le tavole di Nuzi ce ne spiegano la ragione: chi entrava in possesso di questi idoli tutelari, aveva diritto anche all’eredità[16].

Anche l’economia Mittanica ricorda quella illustrata nella Genesi. Re e principi di Mittani erano possessori di immense mandrie e greggi, che i loro servi provvedevano a far pascolare nel paese, proprio come Labano e Giacobbe[17].

Osserva ancora il dott. F. Barbiero che caratteri fenotipici di personaggi come Esaù-Edom, onde edom significa “rosso”[18] a cagione del colore della sua chioma, fratello di Giacobbe-Israele si adattano più a Indoeuropei che non certo a Semiti e Cananei[19]. Stessa riflessione si può fare per Giacobbe, di taglia assai robusta[20]. A ciò aggiungo che anche Davide, discendente per via patrilineare da Giuda, figlio di Giacobbe, secondo la Bibbia, era fulvo. E ancora la terra di Labano, Rebecca, Rachele e Lia, oltre che dei già citati Tare, Sara, Abramo e dei suoi due fratelli, era nel regno di Mittani.

Esaù prese in moglie una hurrita, da cui ebbe una discendenza, e si stabilì nella terra degli Ḫurriti, come narrato dalla Genesi:

 

            Questa è la discendenza di Esaù, cioè Edom. Esaù prese le mogli tra le figlie dei Cananei: Ada, figlia di Elon, l’Hittita; Oolibama, figlia di Ana, figlio di Zibeon, l’Hurrita; Basemat, figlia di Ismaele, sorella di Nebaiòt. Ada partorì ad Esaù Elifaz, Basemat partorì Reuel, Oolibama partorì Ieus, Iaalam e Core. Questi sono i figli di Esaù, che gli nacquero nel paese di Canaan.
                Poi Esaù prese le mogli e i figli e le figlie e tutte le persone della sua casa, il suo gregge e tutto il suo bestiame e tutti i suoi beni che aveva acquistati nel paese di Canaan e andò nel paese di Seir, lontano dal fratello    Giacobbe. Infatti i loro possedimenti erano troppo grandi perché essi potessero abitare insieme e il territorio,  dove essi soggiornavano, non poteva sostenerli per causa del loro bestiame. Così Esaù si stabilì sulle montagne di Seir. Ora Esaù è Edom.
                Questa è la discendenza di Esaù, padre degli Idumei, nelle montagne di Seir. Questi sono i nomi dei figli di Esaù: Elifaz, figlio di Ada, moglie di Esaù; Reuel, figlio di Basemat, moglie di Esaù. I figli di Elifaz furono: Teman, Omar, Zefo, Gatam, Kenaz. Elifaz, figlio di Esaù, aveva per concubina Timna, la quale ad Elifaz partorì Amalek. Questi sono i figli di Ada, moglie di Esaù. Questi sono i figli di Reuel: Naat e Zerach, Samma e Mizza. Questi furono i figli di Basemat, moglie di Esaù. Questi furono i figli di Oolibama, moglie di Esaù, figlia di Ana, figlio di Zibeon; essa partorì a Esaù Ieus, Iaalam e Core.
                Questi sono i capi dei figli di Esaù: i figli di Elifaz primogenito di Esaù: il capo di Teman, il capo di Omar, il capo di Zefo, il capo di Kenaz, il capo di Core, il capo di Gatam, il capo di Amalek. Questi sono i capi di Elifaz nel paese di Edom: questi sono i figli di Ada.
                Questi i figli di Reuel, figlio di Esaù: il capo di Naat, il capo di Zerach, il capo di Samma, il capo di Mizza.  Questi sono i capi di Reuel nel paese di Edom; questi sono i figli di Basemat, moglie di Esaù.
                Questi sono i figli di Oolibama, moglie di Esaù: il capo di Ieus, il capo di Iaalam, il capo di Core. Questi sono i  capi di Oolibama, figlia di Ana, moglie di Esaù.
                Questi sono i figli di Esaù e questi i loro capi. Egli è Edom.
                Questi sono i figli di Seir l’Hurrita, che abitano il paese: Lotan, Sobal, Zibeon, Ana, Dison, Eser e Disan.   Questi sono i capi degli Ḫurriti, figli di Seir, nel paese di Edom. I figli di Lotan furono Ori e Emam e la sorella di Lotan era Timna. I figli di Sobal sono Alvan, Manacat, Ebal, Sefo e Onam. I figli di Zibeon sono Aia e Ana;  questo è l’Ana che trovò le sorgenti calde nel deserto, mentre pascolava gli asini del padre Zibeon. I figli di Ana sono Dison e Oolibama, figlia di Ana. I figli di Dison sono Emdam, Esban, Itran e Cheran. I figli di Eser sono Bilan, Zaavan e Akan. I figli di Disan sono Uz e Aran. Questi sono i capi degli Ḫurriti: il capo di Lotan, il capo di Sobal, il capo di Zibeon, il capo di Ana, il capo di Dison, il capo di Eser, il capo di Disan. Questi sono i capi degli Ḫurriti, secondo le loro tribù nel paese di Seir.
                Questi sono i re che regnarono nel paese di Edom, prima che regnasse un re degli Israeliti. Regnò dunque in Edom Bela, figlio di Beor, e la sua città si chiama Dinaba. Poi morì Bela e regnò al suo posto Iobab, figlio di Zerach, da Bosra. Poi morì Iobab e regnò al suo posto Usam, del territorio dei Temaniti. Poi morì Usam e   regnò al suo posto Adad, figlio di Bedad, colui che vinse i Madianiti nelle steppe di Moab; la sua città si chiama Avit. Poi morì Adad e regnò al suo posto Samla da Masreka. Poi morì Samla e regnò al suo posto Saul da Recobot-Naar. Poi morì Saul e regnò al suo posto Baal-Canan, figlio di Acbor. Poi morì Baal-Canan, figlio di Acbor, e regnò al suo posto Adar: la sua città si chiama Pau e la moglie si chiamava Meetabel, figlia di Matred, da Me-Zaab.
                Questi sono i nomi dei capi di Esaù, secondo le loro famiglie, le loro località, con i loro nomi: il capo di Timna, il capo di Alva, il capo di Ietet, il capo di Oolibama, il capo di Ela, il capo di Pinon, il capo di Kenan, il capo di Teman, il capo di Mibsar, il capo di Magdiel, il capo di Iram. Questi sono i capi di Edom secondo le loro sedi nel territorio di loro proprietà. E’ appunto questo Esaù il padre degli Idumei[21].

I Mittani iniziarono il loro dominio nella regione dove gli Hyksos si ritirarono dopo l’espulsione dall’Egitto intorno al 1550 a.C., secondo una fonte, come riferisce l’orientalista Cesare Antonio De Cara[22]. Secondo questi, gli Hyksos (i capi di più gruppi di diversa lingua e cultura, come si vedrà) avrebbero avuto origini indiane[23], proprio come, si è visto, i Mittani. Inoltre i Mittani eccellevano nell’utilizzo dei carri da guerra trainati dai cavalli, proprio come gli Hyksos, che alcuni, riferisce C.A. De Cara, collegarlono alla zona ell’Indo[24], che introdussero in Egitto questa tecnica bellica[25] che veniva praticata proprio in India. Uno dei re di Mittani si chiamava addirittura Tušratta, dal sanscrito dašaratha, che significa “possessore di dieci carri”.

Infine il dio principale di Mittani era Tešub o Tešup, tipico ed esclusivo loro, ma adorato e attestato anche da e tra gli Hyksos. Apopi era il penultimo faraone Hyksos, il cui successore, in quanto ultimo Hyksos, era Khamudi secondo il Papiro regio di Torino[26]. Giorgio Sincello  riporta Apophis (Apopi), a cui succede Sethos[27], da identificarsi evidentemente con Khamudi, sotto cui gli Hyksos vengono espulsi dall’Egitto intorno al 1550 a.C. Il suo successore, secondo Giorgio Sincello (e quindi, se ne deduce, dopo l’espulsione dell’Egitto e il ritiro nella terra di Mittani) era Kertos (onde -os è la desinenza maschile greca). Ebbene il fondatore del regno dei Mittani fu proprio un re di nome Kirta (cfr. Kertos), padre del secondo e del re terzo re di Mittani, vale a dire Šuttarna I (1530-1510) e Barattarna I (1510-1480), il quale – quest’ultimo – riuscì a conquistare Aleppo. E ancora il figlio di Kertos viene chiamato da Giorgio Sincello Aseth, da confrontarsi con l’inizio del nome di Šuttarna I, figlio di Kirta. Gli anni per altro combaciano perfettamente. Šuttarna I, in più regnò 20 anni, esattamente gli anni di regno, proprio 20, indicati da Giorgio Sincello per Aseth[28].

 

Hyksos in esilio in Mittani (Giorgio Sincello)

Re Mittani
Kertos Kirta
Aseth (successore di Kertos e con un regno di 20 anni esatti) Šuttarna I (1530-1510)

 

Anche il genelogista sir Laurence Gardner aveva ipotizzato una discendenza dei re Mittani dai re Hyksos[29]. Ecco dunque l’albero genealogico che ne deriverebbe se la mia ipotesi fosse corretta.

 

Apopi/Apophis (1590-1549 ca.), re Hyksos

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Khamudi/Sethos (1540-1530 ca.), ultimo re Hyksos

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Kertos, I re Hyksos in Mittani/Kirta, fondatore del regno dei Mittani

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Aseth, II re Hyksos in Mittani/Šuttarna I (1530-1510 ca.), re di Mittani

 

            Il dott. Zacharie Mayani, «Docteur de l’Université de Paris» e «Ancien Élève de l’École du Louvre», nel suo libro Les Hyksos et le monde de la Biblie del 1956, collega gli Hyksos agli antichi Indiani e agli Ḫurriti, su cui regnavano i Mittani[30]. Similmente ai Mittani, gli Hyksos non erano un “popolo”, una “nazione”, una “etnia”, perché, al di là di tutte le problematiche che pongono queste categorie, semplicemente “Hyksos” è l’ellenizzazione dell’egizio per “capi (heqa) delle terre straniere” (ḫaswt). Gli Hyksos governavano sicuramente su parlanti semitico occidentale (per nomi hyksos come Yakob-Hel) e su palrnati ḫurritico (per divinità hyksos come Tešub). Su questo punto specifico, come riporta il dott. Z. Mayani, Speiser mostra come il nome hyskos Khian sia Ḫurritico, mentre Gustavs mostra la stessa come per il nome hyksos Smqn. Gli Hyksos introdussero in Egitto il carro da guerra: infatti, sottolinea Speiser, “carro” in egizio si dice wr(j).t, dal ḫurritico warat. Ritengo comunque che potrebbe anche essersi verificato il processo inverso: gli Hyksos avrebbero potuto portare negli regno di Mittani questo termine dall’egizio. Chantre, nelle sue ricerche sul Caucaso, terra di quelle popolazioni come Persiani, Indo-ari e Mittani, ha studiato una tribù che porta ancora il nome di Khian[31]. Il dott. Z. Mayani così commenta tale accostamento:

            L’identité du nom des Khian modernes aver celui d’un pharaon hyksos qui comptait parmi les plus importants, est peut-être significative[32].

Labib cita il nome di un faraone hyksos, ʽAaqn (ʽʼqn), che egli traduce dall’egizio come “l’asino è forte”. Nel Libro della Genesi uno dei figli del re degli Ḫurriti, quindi del Mittano, Seri, nel sud di Canaan, ove poi regnerà Esaù-Edom, è ʽAqan[33] o Aaqan[34]. I due nomi appaiono identici. Così il dott. Z. Mayani:

Labib cite le nom d’un pharaon hyksos ʽAaqn (ʽʼqn) qu’il traduit de l’égyptien: «L’âne est fort». Cependant               nous retrouvons ce nom dans la Gen. 36, 27: c’est celui d’un des fils du HORRITE (Hourrite) Seïr, résidant        dans le Sud de Canaan: ʽaqan. Ces deux noms paraissent presque identiques[35].

Il prof. R. De Vaux ha trovato i nomi dei capi degli ʽAnaqim biblici nei testi Mittanici di Nuzi[36], vale a dire «Ahiman, Sheshaï e Talmaï, figli di ʽAnaq»[37]. Dalla Bibbia sappiamo che gli ʽAnaqim vivevano a Hevron, che, sulla scia di studiosi ottocenteschi,  abbiamo identificato in precedenza con Avaris, capitale degli Hyksos[38]. La Bibbai chiama Hevron anche Qiryan Arva, da – lo specifica – Arva, padre di ʽAnaq, eponimo degli ʽAnaqim. Inoltre il Libro dei Numeri mette in relazione, anche secondo il dott. Z. Mayani[39], Hevron e Tsoan, altra città del Delta nilotico, su cui regnavano gli Hyksos:

E Hevron è stata costruita sette anni prima di Tsoan d’Egitto[40].

Il nome Tsoan ricorda inoltre quelli di Zion o Sion, il monte di Gerusalemme, il deserto di Sin e il monte Sinai. Sin, come già si è detto, era il dio della Luna accadico, adorato da Abramo[41]. Una variante del nome del dio Sin era Suen, che ricorda a sua volta Tsoan, Zion e Sion.

Il dott. Z. Mayani mette in relazione il nome Ḫurritico di biblica memoria Aaqan, su cui già si è riflettuto, con il nome di un hyksos analogo; inoltre, un capo degli Hyksos porta il nome Shesha[42] o Sheshi[43], e uno dei figli di ʽAnaq è Sheshaï, secondo il Libro dei Numeri[44].

Lo studioso francese mostra anche elementi culturali ittiti negli Hyksos, come la toponomastica per quanto concerne l’etimologia di Avaris[45], o Awaris[46], dall’ittita auwariyash per “avamposto”[47], o per quanto concerne il nome hyksos Salatis[48] messo in relazione con la città ittita Salativara[49], e già abbiamo mostrato[50] come gli Ittiti, nel Libro della Genesi, considerino, come infatti gli dichiarano ivi, Abramo un grande principe in mezzo a loro, non in senso spirituale, ma regale[51]. Non ci soffermiamo tuttavia in questa sede su tali[52] elementi. Concordiamo con il dott. Z. Mayani circa il fatto che gli Hyksos non fossero ittiti[53], nonostante i rapporti con questi che fecero adottare agli Hyksos per es. il dio ittita Reshef[54].

Sorvolando sugli altri elementi che il saggista francese apporta impiegabili per sostenere l’identificazione tra Ebrei e Hyksos, poiché già si è detto nella presente opera quanto necessario (per maggiori dettagli si rimanda alle mie opere in punto[55]), risulta invece oltremodo utile alla nostra presente opere quanto il dott. Z. Mayan aggiunge circa l’origine indo-aria degli Hyksos[56]. Egli sottolinea l’importanza cavallo per gli indo-iranici e per Hyksos, come elemento di legame, per esempio[57]. Lo studioso scrive:

Or, il nous semble que ces connexions entre les Indo-Européens et les Hyksos existent aussi bien dans ces deux pays qu’en Égypte[58].

Il nome del re hyksos Bnon ricorda quello del re indo-partico Vonon. Il nome Khian, già messo in relazione alla tribù kurda di Khian (ricordiamo inoltre quanto detto nei capitoli precedenti, ovverosia che un’altra tribù kurda, quella di Mittini, discende dai Mittani secondo studiosi kurdi, il tutto a rinsaldare il legame tra Kurdi, Mittani e Hyksos), si ritrova anche in un re iranico-persiano sassanide, Khian, come osserva Jesti. Secondo costui inoltre, il nome sassanide Khian viene da quello arabo Khayyan[59]. Gran parte degli Arabi sono Ismaeliti, discendenti dell’eponimo Ismaele, figlio di Abramo e della principessa faraonica – secondo la Midrash – Agar[60].

Secondo Mironov, il nome del faraone hyksos Apachnan[61], viee dal sanscrito apaghnan, “respingere”, “distruggere”, Avaris, capitale hyksos, dal sanscrito avara, “rifugio”, “difesa”, “piazza fortificata” (da qui la fortezza Aornos in India) e il dio hyksos Sutekh dal sanscrito sutik, “molto luminoso”[62].

Herzfeld menziona i Kavi, re iranici. Usa, il secondo dei Kavi, pregava la dea Ardir, nome con la stessa radice di Erdire, il nome di un re hyksos menzionato in su uno scarabeo[63]. Il dott. Z. Mayana così commenta la somiglianza tra Ardir ed Erdire:

Similitude remarquable[64].

Uno dei re degli indo-sciti iranici Saci si chiamava Azes, che ricorda[65] il faraone hyksos Assis[66]. Restando nell’ambito degli sciti, un loro nome è Pappi o Papi, che ricorda quello di Apopi, faraone hyksos[67], Apophis o Aphobis per le epitomi di Manetone[68]. E infine, un re degli Sciti si chiamava altresì Huksha: Hyksos[69]?

 

 

Bibliografia essenziale a incremento di quella già inserita

 

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[3] BARBIERO 2010, p. 40.

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[10] KELLER 2013.

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[12] Gn. XV, 2.

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[18] Gn. XXV, 25.

[19] BARBIERO 2010, p. 44.

[20] Gn. XXIX, 10.

[21] Gn. XXXVI, 1-43.

[22] DE CARA 2006 (1889).

[23] Ivi.

[24] DE CARA 2006 (1889), pp. 250, 251.

[25] DI LENARDO 2016; DE ANGELIS, DI LENARDO 2017 (2016).

[26] Papiro regio di Torino.

[27] GIORGIO SINCELLO, cit. in DI LENARDO 2016, p. 71.

[28] GIORGIO SINCELLO, cit. in DI LENARDO 2016, p. 71.

[29] GARDNER 2001.

[30] MAYANI 1956.

[31] Ivi, p. 226.

[32] Ivi, p. 226.

[33] Gn. XXXVI, 27.

[34] MAYANI 1956, p. 229.

[35] Ivi, p. 226.

[36] Ivi, p. 227.

[37] Nm. XIII, 22.

[38] DI LENARDO 2016; DE ANGELIS, DI LENARDO 2017 (2016).

[39] MAYANI 1956, pp. 227, 228.

[40] Nm. XIII, 22.

[41] DI LENARDO 2016; DE ANGELIS, DI LENARDO 2017 (2016).

[42] MAYANI 1956, p. 229.

[43] DI LENARDO 2016; DE ANGELIS, DI LENARDO 2017 (2016).

[44] Nm. XIII, 22.

[45] DI LENARDO 2016; DE ANGELIS, DI LENARDO 2017 (2016).

[46] MAYANI 1956, pp. 229.

[47] Ivi, p. 229.

[48] MANETONE.

[49] MAYANI 1956, p. 229.

[50] DI LENARDO 2016; DE ANGELIS, DI LENARDO 2017 (2016).

[51] BARBIERO 2010.

[52] MAYANI 1956, pp. 229-230.

[53] Ivi, p. 230.

[54] DI LENARDO 2016; DE ANGELIS, DI LENARDO 2017 (2016).

[55] DI LENARDO 2016; DE ANGELIS, DI LENARDO 2017 (2016), DI LENARDO 2017.

[56] MAYANI 1956, pp. 232-239.

[57] Ivi, p. 233.

[58] Ivi, p. 238.

[59] Ivi, p. 238.

[60] DE ANGELIS, DI LENARDO 2017 (2016).

[61] MANETONE.

[62] MAYANI 1956, p. 238.

[63] Ivi, p. 239.

[64] Ivi, p. 239.

[65] Ivi, p. 239.

[66] MANETONE.

[67] MAYANA 1956, p. 239.

[68] MANETONE.

[69] MAYANA 1956, p. 239.

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