La Piramide Cestia: il fascino dell’Antico Egitto a Roma


La Piramide Cestia: il fascino dell’Antico Egitto a Roma

A Roma si trovano infiniti monumenti e opere d’arte, testimonianza della miriade di personaggi che hanno guidato l’urbe. Fra questi uno dei più inusuali è certamente la Piramide Cestia, un imponente sepolcro voluto dal pretore Gaio Cestio Epulone, personaggio di rilevante potere politico ed economico durante il periodo dell’Impero di Ottaviano Augusto.

Per capire il motivo di una piramide a Roma è bene contestualizzare il periodo storico. La Piramide Cestia fu costruita fra il 18 e il 12 a.C., una quindicina di anni dopo la conquista romana dell’Egitto, avvenuta a discapito dell’ultima dinastia di faraoni, i Tolomei, e della famosa Regina Cleopatra.

I Romani dovevano ammirare enormemente le grandi costruzioni della piana di Giza, imponenti monumenti funebri costruiti nel 2.550 a.C., monumenti che per loro erano più antichi di quanto per noi moderni non siano le opere degli stessi romani. Le piramidi egizie erano allora ancora ben conservate, e presentavano tutto il loro rivestimento lapideo esterno (lo sappiamo perché lo afferma Diodoro Siculo, che visitò il Cairo nel 60 a.C. circa).

E così, in un clima di ammirazione per la nuova provincia sud-orientale di Roma, Caio Cestio decise di investire un’enorme cifra in un monumento funebre che celebrasse l’Antico Egitto a Roma.

La costruzione della Piramide Cestia

La piramide fu costruita con tecniche completamente differenti rispetto a quelle Egizie. Il nucleo principale è infatti in calcestruzzo e mattoni, mentre il rivestimento esterno è in pietra come era in pietra quello delle antiche piramidi del Cairo.

Grazie all’utilizzo del solido calcestruzzo romano la piramide è molto più acuta rispetto a quelle egizie. Uno dei lati della base della piramide quadrata è infatti lunga 29,5 metri, mentre l’altezza è molto maggiore: 36,4 metri. I tempi di costruzione furono brevissimi: 330 giorni o meno, un record ottenuto a causa della pena della perdita della ricca eredità da parte degli eredi del pretore.

All’interno della piramide si trova la camera sepolcrale, relativamente piccola rispetto all’immensa mole dell’edificio (1% del volume). La stanza venne murata e oggi vi si accede mediante un cunicolo, scavato forse durante il medioevo, che apre la porta a una stanza di 5,9 metri per 4,1, alta 4,8 metri, dove erano sepolti i resti di Gaio Cestio.

L’accesso alla stanza venne murato dopo aver sepolto il pretore, esattamente come accadeva nell’antico Egitto, ma l’interno è giunto a noi parzialmente rovinato dai tombaroli che, nonostante non trovarono nulla al suo interno, riuscirono a distruggere il ritratto del defunto alla ricerca di tesori.

Dopo quasi 300 anni la Piramide, costruita sulla via Ostiense e inizialmente lontana dal centro di Roma, venne inglobata nelle mura Aureliane, costruite tra il 272 e il 279, una circostanza che consentì al monumento di non essere distrutto o spogliato dei suoi materiali come invece furono altre costruzione di epoca imperiale.

A Roma la Piramide Cestia non era l’unica costruzione funebre piramidale, e ne erano presenti sicuramente altre tre di cui l’ultima, costruita lungo via della Conciliazione, all’altezza della Chiesa di Santa Maria in Traspontina, venne distrutta nel 1499 su ordine di papa Alessandro VI Borgia per ampliare la viabilità della strada vicina a San Pietro. Oggi la Piramide Cestia è perfettamente conservata in tutto il suo antico splendore, testimonianza visibile della passione per “l’egittologia” degli Antichi Romani.

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