Hyksos ed Ebrei

Hyksos ed Ebrei

Andrea Di Lenardo

 

Provo qui a sintetizzare le mie ipotesi circa il legame tra Israeliti e Hyksos che ho esposto ampiamente in tre dei miei libri, Israeliti e Hyksos. Ipotesi sul II Periodo Intermedio d’Egitto e la sua cronologia, Exodus. Dagli Hyksos a Mosè. Analisi storica sull’Esodo biblico e Dall’India alla Bibbia. Remoti contatti tra India e Vicino Oriente antico.

Si può dire che Abramo sia vissuto a Ḫarran della prima metà del II millennio a.C., più precisamente del XVII secolo. L’onomastica della sua famiglia, nomi quali quelli dei suoi fratelli Haran e Naḫor, e il nonno paterno, anch’egli di nome Naḫor, per es., non sono sumerici, ma evidentemente della zona di Ḫarran. Ur era l’unica città, oltre a Ḫarran, il cui santuario cittadino fosse dedicato al dio della Luna chiamato in sumerico Nanna (sebbene quivi ormai si parlasse anche l’accadico, la lingua semitica orientale, divisa in varie parlate, in base anche alla cronologia, quali l’antico, il medio e il neo babilonese e l’antico, il medio e il neo assiro), mentre in accadico e a Ḫarran in modo esclusivo, Sin, da Suen. Questo fatto potrebbe indicare un qualche legame particolare tra la famiglia di Abramo e il culto di Nanna/Sin. È forse possibile ipotizzare che Teraḫ, padre di Abramo che migrò da Ur a  Ḫarran, fosse un sacerdote di tale culto.

Da Ur, Teraḫ e la sua famiglia si spostarono appunto a Ḫarran, ove Teraḫ morì. Le età dei Patriarchi non vanno tenute in considerazione perché sono simboliche, oltre che in contraddizione tra un versetto e l’altro del Libro della Genesi, e tra queste ovviamente anche quelle di Teraḫ e di suo figlio Abramo. Morto il padre, la famiglia di Teraḫ si divise tra i due figli ancora vivi, Naḫor, che restò a Ḫarran, e Abramo, che partì verso la terra di Canaan. Haran era invece morto prima del padre.

Qui, a Canaan, vivevano i Cananei, parlanti semitico occidentale, un gruppo che racchiude, con poche differenze fra loro, le lingue chiamate cananeo, ebraico e fenicio. “Fenici”, in egizio Feneḫw, è la traduzione greca dell’etnonimo semitico occidentale “Cananei”, che significa, proprio come “Fenici”, “(quelli della) porpora”. Nel I millennio a.C., “Fenici” era impiegato dai Greci per gli abitanti di Tiro, Sidone e Byblos, ma, quando impiegato per narrare fatti del millennio precedente, il termine doveva avere un senso molto più ampio dato che i Cananei erano la cultura predominante in tutta la terra di Canaan, delimitata dalla Siria a nord, dal Giordano a est, dal Sinai a sud e dal Mar Mediterraneo a ovest, e dato che il Padre della Chiesa e cronologista Eusebio di Cesarea lo impiega per indicare i faraoni Hyksos, che di certo non erano degli Stati cantonali fenici propriamente detti del millennio successivo, vale a dire della zona dell’attuale Libano. Peraltro, “Libano” viene da Labano, che significa “bianco”, figlio di Naḫor, fratello di Abramo. Labano era fratello di Rebecca, moglie di Isacco (figlio di Abramo e di Sara), e padre di Lia e di Rachele, mogli di Giacobbe (figlio di Isacco).

Quando questa famiglia viaggiò da Ur a Ḫarran continuò evidentemente ad adorare il dio di queste due città, la Luna. Non c’è ragione di credere che abbia smesso una volta che Abramo, sua moglie Sara, suo nipote Lot, figlio del defunto fratello Haran, la moglie di Lot e gli uomini di Abramo entrarono nella terra di Canaan.

Percorsa questa, a causa di una carestia, si spinsero fino all’Egitto, dove si erano via, via insediati sempre più elementi semitici occidentali. È in questa cospicua ondata migratoria – non una vera e propria invasione, a differenza di quanto dice, dal suo punto di vista egittocentrico, lo storiografo ellenistico e sacerdote sebennita Manetone – che deve collocarsi l’entrata in Egitto di Abramo e dei suoi discendenti alcuni anni più tardi, come Giuseppe, poi i suoi fratelli e suo padre Giacobbe.

In un apocrifo dell’Antico Testamento, Qeturah, moglie di Abramo, è indicata come figlia del Re del Deserto. Una tradizione dei Midrašim riferisce che Qeturah era figlia di un faraone. Giungiamo così agli Hyksos, grecizzazione dell’egizio heqa ḫaswt, “capi delle nazioni straniere”, i quali erano faraoni (XV e XVI dinastia). Abramo era un principe, secondo il modo in cui lo appellano i principi ittiti a Ebron, e regnò secondo il testo sacro etiope, così come suo figlio Isacco e Giacobbe figlio di Isacco. Sembrerebbe quindi che questo principe semita fosse un Piccolo Hyksos, cioè un faraone vassallo, che abbia sposato la figlia di un Grande Hyksos, presumibilmente il primo, chiamato Šalek (Salatis, Silites o Saites in Manetone). Abramo potrebbe coincidere con il faraone Hyksos Maaybra Šeši. Isacco è un nome che originariamente si presentava come Yitzḫaq-El. Dopo Maaybra Šeši si trova Sakal-Hel, che potrebbe corrispondere a Isacco(-El), tanto più che il figlio e successore di Isacco era Giacobbe, anche questo in origine un teoforo (cioè un nome contenente quello di un dio), Yakov-El. E dopo Sakal-Hel venne proprio Merwserra Yakob-Hel. La coincidenza è davvero significativa.

Giacobbe-Israele, eponimo degli Israeliti, ebbe dodici figli e una figlia, secondo la Bibbia. Il fatto che anche Ismaele, figlio di Abramo e di Hagar, abbia avuto dodici figli, eponimi delle dodici tribù degli Ismaeliti, rende poco credibile questa affermazione. Comunque il primogenito di Giacobbe, a causa del proprio peccato, perse la primogenitura, che andò a Giuseppe, vizir del faraone. Secondo una fonte, Giuseppe fu vizir del faraone Hyksos chiamato nelle epitomi di Manetone Aphophis o Aphobis. Questo sovrano è attestato come l’heqa ḫaswt Apopi. Secondo un apocrifo dell’Antico Testamento, intitolato Giuseppe e Aseneth, alla morte di questo faraone, lo stesso Giuseppe, già vizir, divenne faraone. Alla morte di Giuseppe, salì al trono – evidentemente del solo Basso Egitto, l’Egitto settentrionale, dato che al tempo degli Hyksos il Paese del Nilo era diviso in tue Stati indipendenti – il figlio del faraone precedente a Giuseppe e per il quale il Patriarca biblico era stato primo ministro, vizir appunto.

Effettivamente la guerra per l’espulsione degli Hyksos dall’Egitto da parte dei principi tebani iniziò sotto la XVII dinastia con la lotta di Seqenenra Tao contro Apopi. A Seqenenra Tao successe il fratello o figlio Kamose, che continuò la guerra, e a questi Ahmose, figlio di Seqenenra Tao. Dal Canone reale di Torino, un elenco di età ramesside dei re d’Egitto, si apprende che i Grandi Hyksos della XV dinastia furono sei. Purtroppo soltanto il nome dell’ultimo di questi è ancora leggibile, e ci appare come Ḫamwdy. Ahmose concluse dunque la guerra, da vincitore, contro Ḫamwdy. Pertanto Apopi deve essere stato il suo predecessore e padre. L’apocrifo dell’Antico Testamento menzionato afferma chiaramente che Giuseppe fu posto sul trono perché il figlio del precedente faraone era troppo giovane. È plausibile quindi che Giuseppe, faraone della XVI dinastia dei Piccoli Hyksos, che fungevano da vassalli per i Grandi, non sia menzionato nel Canone reale. Apopi sarebbe dunque il sovrano sotto il quale Giuseppe avrebbe servito da vizir, mentre Ḫamwdy il giovane successore di Giuseppe, nonché figlio di Apopi.

La tradizione ebraica infatti ricorda una precedente uscita di Israeliti dall’Egitto, precedente all’Esodo di Mosè, durante la quale la tribù di Ephraim, figlio di Giuseppe, uscì dalla terra del Delta del Nilo e si insediò in Canaan. Questo episodio cronologicamente e geograficamente combacia perfettamente con l’espulsione degli Hyksos dall’Egitto sotto Ahmose, che conquistò la loro capitale, Avaris, oggi Tell el-Dab’a, nel nord del Paese.

Gli Hyksos si rifugiarono così a Šaruhen, vicino all’odierna Gaza, dove furono cinti d’assedio dagli Egizi per tre anni, alla fine dei quali l’esercito del faraone deportò alcuni di loro come schiavi. Un tanto lo conosciamo grazie alle autobiografie tombali di due ufficiali dell’esercito faraonico di nome – entrambi – Ahmose, lo stesso nomen del sovrano stesso. Secondo Manetone, gli Hyksos superstiti andarono a fondare Gerusalemme, futura capitale del regno di Giuda, fondata invece dagli Israeliti secondo lo storiografo greco Ecateo di Abdera.

Da un testo egizio che parla della genesi del conflitto tra Seqenenra Tao, faraone della XVII dinastia tebana, e Apopi, apprendiamo che gli Hyksos adoravano sopra tutti un solo dio. Erano cioè enoteisti, una “via intermedia” tra politeismo e monolatria. Il loro dio principale era la divinità più importante dei Cananei e dei Fenici, Baal, corrispondente al mesopotamico Bel, che significa “signore”. In Egitto essi identificarono questo con Seth o Suteḫ. Altre deità adorate dagli Hyksos erano Ra, Amon-Ra, Astarte, Anat, Hel (cfr. El), Rešef e Teššup o Tešub. A queste se Giuseppe fosse stato un Piccolo Hyksos e poi un Grande Hyksos come io ritengo, si aggiungerebbe Iah, dato che il suo nome “Yohseph” potrebbe racchiudere il nomi di un dio egizio lunare, “Ioh” o “Iah”, che in egizio significa proprio “Luna”. Infatti, come si è detto in precedenza, Abramo visse proprio nelle uniche due città mesopotamiche dedite al culto, sopra tutti gli altri, della Luna, il sumerico Nanna a Ur e l’equivalente accadico Sin a Ḫarran.

Disgregato lo Stato Hyksos, gli Israeliti si costituirono in una varietà di tribù di pastori semi-nomadi dediti alla transumanza, di mercenari e di bande forse dedite alle razzie. Sono attestati infatti in questo periodo e fino all’epoca di Amarna gruppi di mercenari e briganti chiamati in accadico Habiru e in egizio Apirw, nella terra di Canaan. La radice è la stessa di Ebrei o Abarim, dall’eponimo Hever, antenato di Abramo, tramite suo padre Teraḫ.

L’uscita degli Hyksos dall’Egitto coincide, secondo me, con l’uscita della tribù di Ephraim dall’Egitto verso Canaan. Molti della tribù di Ephraim furono massacrati dai nemici, secondo la tradizione ebraica, esattamente come gli Hyksos ad Avaris e Šaruhen. Ciò avvenne duecento anni prima dell’Esodo di Mosè. L’etnonimo “Ephraim” inoltre potrebbe corrispondere a “Ebrei” e “Habiru/Apirw”, onde l’“-im” finale potrebbe essere la desinenza maschile plurale.

Concludendo questa veloce carrellata di analogie tratte dai miei libri, sia Ephraim che gli Hyksos adoravano Baal. Riporta infatti il libro biblico del profeta Osea:

            Ma per mezzo di un profeta Dio fece uscire Israele dall’Egitto e per mezzo di un profeta l’ha custodito. Ephraim ha commesso amare provocazioni: il Signore farà ricadere su di lui il sangue versato (XII, 15).

 

  Ephraim era potente e incuteva paura, ma poi si rese infedele con Baal e perì; tuttavia, gli Israeliti continuarono a peccare, con il loro argento si sono fatti statue, idoli, e dicono: «Offrite sacrifici!». E uomini mandano baci a vitelli (XIII, 1-2).

 

Bibliografia essenziale

 

Manetone, Storia d’Egitto.

Libro del profeta Osea.

Di Lenardo A. 2016, Israeliti e Hyksos. Ipotesi sul II Periodo Intermedio d’Egitto e la sua cronologia, Patti (Me), Kimerik.

De Angelis A., Di Lenardo A. 2017 (2016), Exodus. Dagli Hyksos a Mosè: analisi storica sull’Esodo biblico, Tivoli (Rm), Altera Veritas.

Di Lenardo A. 2017, Le guerre nascoste dalla Bibbia. La confederazione dei Nove Archi, Messina, Eterne Verità.

Di Lenardo A., Melis L. 2018, Shardana e Shakalasa. I Popoli del Mare, Messina, Eterne Verità.

Baccarini E., Di Lenardo A. 2018, Dall’India alla Bibbia. Remoti contatti tra India e Vicino Oriente antico, Firenze, Enigma.

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